Invecchiamento, demenza o altro? 10 campanelli d’allarme.

“Starà semplicemente invecchiando o soffre di demenza?”
“Quanto mi devo preoccupare?”
“Come posso intervenire?”

Queste le domande più ricorrenti quando, nella fase di vita anziana, si avvertono cambiamenti nelle proprie o altrui capacità. Facciamo un minimo di chiarezza.

Con l’avanzare dell’età si possono manifestare deficit di memoria, di attenzione o del linguaggio. Si possono presentare inoltre difficoltà di concentrazione o di programmazione delle proprie attività. Una perdita di abilità e un rallentamento nello svolgimento delle attività cognitive è naturale e fisiologico: non deve quindi destare eccessiva preoccupazione qualora si tratti di episodi occasionali, dei quali la persona ha consapevolezza e ai quali cerca di porre rimedio.

Nel caso in cui la persona inizi ad incontrare difficoltà a completare compiti complessi (gestire il proprio conto in banca, prepararsi un pasto, fare la spesa) che invece prima gestiva senza problemi, potrebbe trattarsi di “Decadimento cognitivo lieve” (MCI-Mild Cognitive Impairment).

Si tratta di una condizione clinica, oggettivata da test neuropsicologici, in cui la persona appare meno efficiente, più rallentata e compie più errori rispetto al passato nelle stesse attività, mantenendo tuttavia la propria autonomia e indipendenza. Spesso la persona è consapevole del peggioramento della qualità della propria performance e vive stati di forte preoccupazione.

A seguito di una diagnosi di MCI, in alcuni casi i sintomi si mantengono stabili nel tempo, sia in gravità, sia in frequenza; in altri casi migliorano o regrediscono, ad esempio se si tratta di sintomi conseguenti ad altre condizioni cliniche sulle quali si interviene (depressione, stress emotivo, abuso di farmaci, ecc). Infine, nel 10-15% delle diagnosi di MCI si verifica un’evoluzione in demenza di Alzheimer.

Una diagnosi precoce risulta quindi fondamentale per approfondire il quadro clinico ed eventualmente predisporre interventi.

Per una corretta diagnosi è opportuno sottoporsi a una valutazione neuropsicologica che valuti il livello di compromissione delle abilità.

Lasciamo in lettura 10 punti su cui porre attenzione per provare almeno inizialmente a distinguere il processo biologico, naturale di invecchiamento da quello patologico, dementigeno:

10 Campanelli d’allarme per la malattia di Alzheimer

Perdita di memoria, confusione, difficoltà ad esprimersi non sono una normale conseguenza dell’invecchiamento. Ecco dieci segnali di allarme che possono far pensare a una forma di demenza (sono segnati anche in ordine di probabile comparsa sintomatologica):

  1. Perdita di memoria: le dimenticanze sono preoccupanti quando diventano frequenti e si presentano anche stati confusionali.
  2. Difficoltà nelle attività quotidiane: fare attenzione ad attività da sempre svolte che non riescono più ad essere portate a termine, o mancano di passaggi (come dimenticare di aver servito un pasto, dimenticare come fare la moka del caffè)
  3. Problemi di linguaggio: indicare con un nome sbagliato gli oggetti e faticare a trovare le parole per esprimersi
  4. Disorientamento nel tempo e nello spazio: non sapere che giorno è, dimenticarsi della propria età, perdere la strada di casa o confondere le stanze della propria abitazione riponendo oggetti in luoghi non idonei
  5. La cosa giusta al posto sbagliato: riporre i surgelati nel guardaroba o il ferro da stiro in congelatore
  6. Difficoltà nel pensiero astratto: fatica a trattenere calcoli, stringhe numeriche, indirizzi; conseguentemente maneggiare soldi e documenti, fare la spesa, l’utilizzo del telefono
  7. Diminuzione della capacità di giudizio: la dimensione di critica e di valutazione risulta compromessa (non distinguere vestiti invernali da estivi, mettersi due calzini)
  8. Cambiamenti di umore o di comportamento: improvvisi sbalzi di umore senza motivazione apparente
  9. Cambiamenti di personalità: non si riconosce più la persona nel suo modo di comportarsi perché adotta atteggiamenti che non le sono mai appartenuti prima
  10. Mancanza di iniziativa: il malato di Alzheimer perde progressivamente interesse in tutte o molte delle sue attività, sia per le difficoltà interiori che lo limitano nell’espressione, sia per le difficoltà esterne derivanti dall’ambiente circostante che lo penalizzano

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